Educazione finanziaria per tutti: una responsabilità condivisa fra pubblico e privato

Articolo a cura di Luca Faccini, Head of Marketing and Growth Younited Italia

 

Inflazione, aumento dei costi dell’energia e dei beni di consumo, incremento degli affitti: non passa settimana senza notizie che abbiano un impatto diretto sulle finanze degli italiani.

Comprendere gli eventi e le questioni attuali richiede che si conoscano almeno i capisaldi della cultura finanziaria e si comprendano alcuni concetti economici. Tuttavia, il grande pubblico è ben lungi dall'avere familiarità con principi legati alla finanza personale e quelli legati al credito e al risparmio.

Secondo uno studio CFRR per World Bank del 2018[1] e come confermano le pubblicazioni di Banca d’Italia[2], la percentuale di adulti italiani con conoscenze finanziarie sufficienti si attesta tra il 25 e il 34%, posizionando il Bel Paese come fanalino di coda nella lista dei paesi OCSE.

Tuttavia, secondo la stessa pubblicazione a cura di Banca d’Italia del 2020[3], l’Italia registra una crescita di competenze rispetto alla precedente indagine. Infatti, la quota di soggetti che nel 2020 ha ottenuto un punteggio di conoscenza giudicato sufficiente dall’OCSE – da 5 a 7 – è pari al 44,3%, rispetto al 32,6% dell’indagine del 2017.

Si tratta dunque di una notizia della quale possiamo gioire e che risente dei benefici derivanti dall’aumento della sensibilizzazione al tema nel nostro Paese nell’ultimo decennio. Il 2017, per esempio, ha rappresentato un anno di innovazione per l’Italia, in quanto è stato istituito il Comitato EduFin, un organo preposto alla promozione di iniziative di sensibilizzazione al delicato tema dell’alfabetizzazione finanziaria. Tramite il sito quellocheconta.gov il Comitato intende non solo proporre materiale per informarsi, ma anche, offrendo un calendario di eventi nazionali dedicati a un primo approccio o un approfondimento su vari temi che riguardano la finanza (dalla gestione dei propri risparmi a come funziona una polizza assicurativa) incentivare le amministrazioni locali e i privati a creare attività volte a fini educativi.

La strada però è ancora molto lunga. La stessa ricerca porta, infatti, alla luce altri due dati significativi in materia di educazione finanziaria: sussistono importanti differenze tra nord e sud, ma anche tra genere e ceto sociale e ben il 21% di italiani non possiede alcuna competenza finanziaria.

Inoltre, se facciamo un confronto a livello europeo, l’Italia è ben al di sotto della media per  conoscenza finanziaria degli individui adulti che, secondo la ricerca FinLit Survey condotta da S&P[4], si attesta al  52%, con picchi di circa il 65% o più di adulti che possiedono un’alfabetizzazione finanziaria e in cui si registra una maggiore consuetudine nell’utilizzo di servizi finanziari fruibili grazie alla digitalizzazione, in paesi come Danimarca, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia e Regno Unito.

È necessario fare di più, a partire dalla scuola. Le competenze economico-finanziarie sono un’abilità cruciale per gestire serenamente la propria vita quotidiana ed è auspicabile per i più giovani iniziare la propria vita lavorativa con un background formativo in questo ambito. Insegnare agli adolescenti come gestire il proprio budget, oltre all’evidente legame con l’insegnamento della matematica e dell’economia, è il modo migliore per gettare le basi per una società a proprio agio nel pronunciarsi su questi concetti, e per eliminare molti taboo che ancora permeano questioni riguardanti la gestione del denaro o la retribuzione.

Al di là di questa mobilitazione delle autorità pubbliche, la sfida giustifica un impegno equivalente da parte dei soggetti privati. Infatti, le conseguenze sociali di una scarsa conoscenza finanziaria (scoperti bancari, sovraindebitamento, truffe, ecc.) sono tali che gli attori finanziari - che sono in prima linea - devono, nella loro misura, fare la loro parte per promuovere una migliore educazione di tutta la popolazione.

La loro responsabilità è naturalmente quella di offrire prodotti semplici, trasparenti e accessibili al pubblico.

In Younited crediamo che gli strumenti digitali di oggi (app, diagnostica automatizzata, contenuti educativi online gratuiti) possano giocare un ruolo fondamentale nel contrasto alla mancata educazione finanziaria, garantendo l’accesso a contenuti personalizzati e iniziative di qualità. A questo proposito, accogliamo con favore lo sviluppo dell’Open Banking, ovvero la condivisione sicura dei dati bancari a fini di analisi, che consente a molti attori tecnologici e finanziari di fornire raccomandazioni pertinenti su come gestire meglio le proprie finanze.

In un momento in cui la tecnologia e la digitalizzazione guidano sempre più le famiglie nella gestione delle proprie finanze, l’educazione finanziaria ci appare una priorità per la società tutta, sia per proteggere le persone, che per aiutarle a compiere scelte pertinenti. Crediamo anche che garantire che il pubblico abbia una sufficiente base di conoscenze finanziarie significhi migliorare l’accessibilità al dibattito pubblico sulle questioni economiche, e in questi tempi di incertezza socioeconomica ciò non può e non deve considerarsi un lusso per pochi paesi.

[1] https://cfrr.worldbank.org/sites/default/files/2020-02/01_0.pdf

[2] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2020-0588/QEF_588_20.pdf

[3] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2020-0588/QEF_588_20.pdf

[4] https://gflec.org/wp-content/uploads/2015/11/3313-Finlit_Report_FINAL-5.11.16.pdf

 

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[1] https://cfrr.worldbank.org/sites/default/files/2020-02/01_0.pdf

[2] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2020-0588/QEF_588_20.pdf

[3] https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/qef/2020-0588/QEF_588_20.pdf

[4] https://gflec.org/wp-content/uploads/2015/11/3313-Finlit_Report_FINAL-5.11.16.pdf